LA TERMOREGOLAZIONE (parte 1)
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Cosa ti chiede un paziente quando arriva in studio dopo un infortunio?
Solitamente queste due cose:
- Togliere o abbassare il dolore
- Ridurre il gonfiore
Oltre a questo, gli effetti che tu cerchi fin da subito con la terapia fisica manuale e strumentale solitamente sono:
- miglioramento della sintomatologia dolorosa
- miglioramento del ROM articolare
- Stimolazione del flusso ematico e della microcircolazione
- aumento del metabolismo e del ricambio cellulare
- incremento del drenaggio localeriduzione della componente infiammatoria
In questa serie di articoli, approfondiremo tre componenti fondamentali utili al raggiungimento degli obbiettivi sopra indicati :
- Termoregolazione
- Shock Termico
- Vibrazione meccanica (ultrasuoni)
Cos’è tecnicamente la termoregolazione e come può essere utilizzata?
E’ il mantenimento della temperatura di un corpo o di un distretto corporeo a valore pressochè costante, indipendenemente dalle variazioni di temperatura dell’ambiente esterno.
Il corpo umano, scambia calore con l’ambiente circostante attraverso quattro principali meccanismi:
- Conduzione
- Convezione
- Irragiamento
- Evaporazione
Il meccanismo di nostro interesse è la Conduzione ovvero, il passaggio di calore tra due corpi a temperatura diversa che si trovano a contatto tra di loro.
Avere la possibilità di somministrare calore in modo controllato, è fondamentale per l’ottenimento degli obbiettivi citati all’inizio, sfruttando la Vasodilatazione creata dal caldo di una vibrazione meccanica ad alta frequenza e la Vasocostrizione creata dal freddo.
La combinazione controllata dei due effetti indotti in modo mirato, selettivamente nei tessuti, attraverso lo shock caldo-freddo, consente di sfruttare al meglio gli effetti delle variazioni termiche imposte a livello locale
L’alternanza caldo-freddo, è efficace nelle primissime fasi della riabilitazione, per:
- Migliorare la sintomatologia dolorosa
- Far regredire il gonfiore
- Ottimizzare il ROM articolare
- Ridurre lo stato infiammatorio
SOLO FREDDO
Mantenendo una bassa temperatura rigorosamente controllata (tipicamente +6° – 1 10°C), si sottrae calore attraverso il contatto fisico con la superficie del corpo della zona da trattare.
Il raffreddamento ottenuto è molto efficace, simile a quello del ghiaccio.
Questa modalità può essere impiegata ad esempio:
- Nella tecnica tipo “Spray and Strech”(trattamento punti trigger miofasciali) .Seguendo le indicazioni di J.D.Travell e D.G. Simpson, gli effetti sensitivi e riflessi del getto con spray refrigerante o di una bocchetta di aria a temperature bassissime, si ottengono, con risultato equivalente, utilizzando passate con ghiaccio ricoperto con un foglio di plastica leggera. Per quanto detto precedentemente, l’applicatore freddo ha un effetto raffreddante simile a quello del ghiaccio e, rispetto allo spray o alla crio ad aria, l’applicazione per il paziente è molto più confortevole
- Per il trattamento dello spasmo muscolare, massaggiando col manipolo con le stesse tecniche usate nel massaggio col ghiaccio o anche spostando a passi discreti di 0,5 – 2 cm con il manipolo, sollevandolo ogni volta e tenendolo poi premuto per 2-3 secondi. In quest’ultimo caso con una pressione accurata, anche se non forte, si ottiene un ottimo trasferimento di calore e quindi un raffreddamento efficace. Si può intervenire anche su superfici estese come la muscolatura del tronco, il quadricipite, il gastrocnemio, ma se è necessario ottenere raffreddamento intenso e profondo, bisognerà insistere più a lungo e la placca raffreddante dovrà stare ad una temperatura fra le più basse utilizzabili (es. -4,0, -6,0°C)
- Nella preparazione di un altro tipo di trattamento, come la mobilizzazione articolare passiva, per facilitarne la sopportazione da parte del paziente. Qui si punta all’effetto analgesico e decontratturante: se si porta la superficie cutanea intorno a +25°C su tutta la zona che insiste sulla parte interna dove ha sede il problema (non dove si sente il dolore riferito, ma dove ne è l’origine, anche se spesso le due zone coincidono), si ottiene un effetto analgesico praticamente istantaneo. L’analgesia inizia nel momento in cui la cute è a circa 25°C o un po meno.
- In alcuni casi sub acuti e cronici, quando c’è scarsa perfusione e non si deve andare molto in profondità, cioè nei trauma o nelle patologie flogistiche di mani, piedi, caviglie, polsi, gomiti e ginocchi.
- In traumi di origine meccanica (sportiva o simile) in fase acuta, quali distorsioni, contusioni, ematomi, nei casi dove la gravità è trattabile a livello di terapia fisica. E’ raccomandato il posizionamento elevato della parte da trattare. Inoltre, trattandosi di solito delle prime 48-72 ore dall’incidente, è utile abbinare raffreddamento e compressione. In questo caso è utile uno strumento che generi freddo a temperatutra costante e una leggera compressione della parte da trattare. La durata del trattamento tipicamente varia da 10 a 30 minuti ma può essere anche molto più prolungata. Il tempo viene scelto in base al tipo di obbiettivo e tenendo conto che se si desidera raffreddare il muscolo, occorrono almeno 10 minuti in presenza di strato adiposo sottile, mentre occorre aumentare al crescere dello spessore dell’adipe.
SOLO CALDO
Si provoca apporto di calore in forma esogena, quindi possiamo contare su stimolazione dei termocettori e vasodilatazione superficiale.
Possiamo ancora intervenire sui punti trigger miofasciali utilizzando modalità simili al laser termico, ma con in più la possibilità di premere contemporaneamente sul punto in oggetto (“digitopressione”) direttamente col manipolo. Ovviamente non abbiamo fotostimolazione ma possiamo contare su una biostimolazione di origine termica accurata e riproducibile.
Quando viene usato un laser in questa modalità, l’emettitore viene tenuto fisso sul punto bersaglio con una potenza e un tempo sufficienti a depositare circa 20J di energia rapidamente ma senza superare la soglia di danno termico.
Non c’è rischio di raggiungere temperature nocive perchè non è possibile superare i 44°C che potrebbero recare danno solo dopo applicazioni continue di durata ben più lunga (alcuni minuti).
Prolungando a 1-2 minuti il tempo di appicazione si possono trattare i punti MOXA utilizzando l’applicatore utile per un innalzamento della temperatura al posto della combustione dell’artemisia
Possiamo anche intervenire su un’articolazione artrosica perchè il riscaldamento superficiale diffuso, portando l’esterno ad una temperatura uguale o leggermente maggiore di 37°C, aiuta l’interno a raggiungere la stessa temperatura (normalmente negli arti è inferiore) per cui si alza la soglia del dolore e si facilita il metabolismo locale e l’apporto di sostanze utili.
Buona fisioterapia a tutti
Denis Caruso